di Mauro Mariotti |
1 Dicembre 2002 |
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Che cos'è
un terremoto
Tettonica
I
movimenti del suolo
Possibili
danni da terremoto
Come
si misura un terremoto
La
scala Mercalli
Il
sismometro
La
scala Richter
Come si registra
I
primi sismografi
I
sismografi moderni
I
sismografi digitali
Introduzione
Questa pagina ha come obiettivo
il fornire le nozioni di base per capire che cos'è un terremoto,
come si origina e come si misura. Capire bene i concetti qui contenuti
è importante per la comprensione delle informazioni presenti nelle
pagine di questo sito web. Il lettore non esperto è invitato ad
esaminare questi paragrafi e chiedere informazioni via email o anche nel
forum prima di proseguire nella lettura.
Che cos'è
un terremoto
Il terremoto non è altro
che la conseguenza della liberazione di una quantità di energia
accumulata nel tempo nelle rocce del sottosuolo, a causa di una improvvisa
fratturazione, in presenza di una cosiddetta “faglia”.
Mentre il pianeta terra si raffreddava
nel corso delle “ere geologiche” la crosta terrestre si fratturava in quelle
che oggi chiamiamo “zolle o placche tettoniche” e che sono ancora galleggianti
su instabili strati di rocce fuse e del magma in profondità. Questa
condizione originerebbe movimenti convettivi nelle rocce fuse, movimenti
lenti ma che sottoporrebbero a grandi pressioni e a diverse temperature
rocce di vario tipo che, diventano “elastiche”, si deformano. Le strutture
sotteranee diventano così in grado di accumulare nel tempo notevoli
quantità di energia in una sorta di “effetto balestra” mentre enormi
estensioni di roccia si piegano sottoposti a forze inimmaginabili. Quando
uno degli strati di roccia raggiunge il punto di rottura tutta l’energia
viene liberata in pochi istanti provocando grandi vibrazioni che provocano
conseguenze diverse a seconda della profondità e tipologia della
frattura implicata.
Le faglie si estendono a volte per
pochi chilometri altre volte per centinaia e migliaia di chilometri.
Il punto esatto dove avviene la
rottura, in profondità sotto la superficie terrestre è chiamato
IPOCENTRO; di là si libera l’energia sismica.
La proiezione superficiale (perpendicolare)
dell’ipocentro è chiamato EPICENTRO.
Tettonica
I terremoti sono quasi nella totalità
dei casi originati da movimenti di giganteschi volumi di terreno originati
da forze conosciute solo in parte. Sono disponibili svariate teorie.
Quella più accreditata spiega
che l'intera superficie terrestre è composta da varie "placche"
o "zolle continentali" sempre in movimento. I bordi di queste placche si
trovano a contatto tra di loro e nel loro movimento lo sfregamento dei
bordi produce un "rumore", ovviamente non udibile, un movimento meccanico
"a scatti" con cicli di ricorrenza di mesi, anni, decenni, secoli e talvolta
millenni, il terremoto.
La figura che segue illustra come tre porzioni di crosta terrestre possono trovarsi a contatto in due modi diversi, ma non sono i soli modi osservati in natura.
I movimenti delle placche
Ipotetici movimenti convettivi, prodotti
cioè dalla differenza di temperatura e quindi di volume, di materiale
allo stato semifluido nel mantello terrestre, procurerebbero per attrito
il movimento delle strutture crostali sovrastanti in varie direzioni. Dove
i moti convettivi avrebbero direzioni convergenti si originerebbero dei
"confini di subduzione" dove questi movimenti fossero divergenti si originerebbero
delle "dorsali".
Ai confini di subduzione le placche
si scontrano, alle dorsali le placche si allontanano.
La "tettonica" è il ramo della
geologia che studia i processi di deformazione della crosta terrestre.
La parola viene dal tardo latino tectonicum che è dal greco
tektonikos, "che concerne il costruire".
La tettonica indaga quindi il modo
in cui si origina la forma attuale della superficie terrestre, come viene
costruita
dalle immense forze della natura.
I
movimenti del suolo
Alcuni tipi di terremoti (di solito
di modesta energia) vengono prodotti da movimenti franosi o di caduta prodotti
nel sottosuolo in seguito ad erosioni di materiale provocanti il distacco
di terreno e roccie dal soffitto di grotte e anfratti sotteranei. Di solito
questo tipo di terremoti, benchè possano essere registrati dagli
strumenti, non producono effetti sulle abitazioni a meno che il movimento
franoso non vada a modificare la stabilità degli strati superficiali
del terreno sovrastante.
Mentre non si conosce ancora con esattezza il motore che spinge le zolle continentali a urtarsi fra loro, sono meglio conosciuti invece i tipi di movimento superficiale a cui il suolo è sottoposto; movimenti che mettono in evidenza fratturazioni di vario tipo. I punti in cui due placche si scontrano originano porzioni di crosta notevolmente fratturate, queste fratture multiple originano di solito "sistemi di faglie" il cui comportamento è molto complesso.
La figura che segue illustra come
potrebbe essere la struttura di un sistema di faglie.
Si tenga presente che ogni blocco è sempre sottoposto alla forza di gravità che tende a farlo "cadere" verso il basso, a forze "di supporto" che contrastano la forza di gravità e a tutte le forze "laterali" potenzialmente provenienti da tutte le direzioni prodotte dal movimento delle placche stesse.
Osservando più da vicino i
sistemi di faglie possiamo riconoscere almeno quattro tipi di faglia. Ogni
diverso tipo è in grado di originare terremoti di diversa forza
e diverso impatto sulle strutture costruite dall'uomo.
Si consideri anche che non esiste
quasi mai una faglia corrispondente ad uno solo di questi tipi di faglie.
Le forze che agiscono sui lembi di territorio fagliato, spaccato, sono
sempre multiple e quindi una faglia prevalentemente diretta può
avere anche una componente trascorrente e viceversa. I movimenti illustrati
di seguito sono quindi i movimenti basilari.
Faglia diretta
La faglia diretta o faglia normale
è chiamata cosè perchè la componente verticale del
movimento è causata dalla naturale forza di gravità. I due
blocchi sottoposti a delle forze distensive, che li allontanano, trovano
o uno o ambedue spazio per scivolare in due direzioni opposte.
Faglia inversa
La faglia inversa è sottoposta
a forze di tipo compressivo, i due blocchi scivolano l'uno sull'altro e
si alzano o si abbassano l'uno rispetto all'altro in base all'orientamento
del piano di faglia.
Faglia Thrust
La faglia di tipo thurst è
originata, come la faglia inversa da forze di tipo compressivo ma il piano
di faglia ha una angolazione molto moderata questo procura un accavallamento
dei due strati, una sovrapposizione.
Faglia laterale
La faglia laterale è originata
da fenomeni di tipo trascorrente, le due forze sono applicate sul piano
orizzontale e i due lembi di territorio trascorrono l'uno accanto all'altro.
Possibili
danni da terremoto
Qualsiasi vibrazione del terreno
può potenzialmente arrecare danni alle strutture.
Le vibrazioni che più facilmente
procurano danni sono quelle orizzontali (ondulatorie) specialmente negli
edifici alti e non costruiti con criteri antisismici. Le figure che seguono
illustrano alcuni danni alle strutture.
Come
si misura un terremoto
I terremoti vengono RILEVATI tramite
i sismometri i e vengono REGISTRATI dai sismografi. Attraverso la traccia
sismografica, conoscendo le caratteristiche dei sensori, e dei circuiti
ad essi applicati, si può risalire all’effettivo movimento del terreno.
Il terremoto viene misurato soprattutto
con due scale internazionali, la scala Mercalli e la scala Richter.
La scala Mercalli dà una
stima dell’intensità del sisma basandosi sugli effetti prodotti
(effetti macrosismici) sulle persone, sulle infrastrutture umane e sulle
strutture naturali di superficie.
La scala Richter ha lo scopo di
misurare con precisione l’energia liberata dalla fratturazione delle rocce.
Nella tabella che segue si propone un accostamento tra le due scale, si
tenga presente che sarebbe inappropriate usare la dizione: il terremoto
aveva intesità (o magnitudo) 4.2 Richter “che corrisponde a” un
VI grado della scala Mercalli, ma piuttosto: “che potrebbe corrispondere”.
Un sisma di magnitudo 5.0 Richter che avvenga a 100km di profondità
non causerà gli stessi danni se avvenisse ad una profondità
di 5km. Così come un evento sismico di magnitudo 5 provocherà
differenti conseguenze macrosismiche a seconda del tipo di costruzioni
o alla natura del terreno che incontrerà.
Si tenga presente che quando si
parla di magnitudo ci si riferisce sempre alla scala Richter, mentre quando
si parla di intensità ci si riferisce di solito alla scala Mercalli.
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con la scala Richter |
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Scossa Lieve, avvertita da alcune persone specie ai piani alti delle abitazioni, può essere confusa col passaggio di un automezzo pesante |
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Il sismometro
Il sismometro è uno strumento,
un sensore, in grado di rilevare le vibrazioni prodotte da un movimento
sismico. Le vibrazioni non sono registrabili solo nell'area in prossimità
dell'epicentro ma si propagano a grande distanza proporzionatamente all'entità
del terremoto stesso.
I sismometri sono in grado di rilevare
vibrazioni estremamente piccole anche a grande distanza.
Un sismometro trasforma la vibrazione
meccanica del suolo in impulsi elettrici adatti ad essere registrati o
su carta o in altre forme di registrazione elettronica.
Per poter rilevare la vibrazione
di solito i sismometri usano un sistema inerziale. Una massa, dotata di
una certa inerzia, è lasciata libera di muoversi rispetto al suolo.
Appropriati sensori (trasduttori) trasformano la distanza tra un riferimento
meccanico della massa rispetto al suo sistema di sospensioni in segnali
che possono rappresentare: lo spostamento, l'accelerazione o la velocità.
Da una qualsiasi di queste grandezze è possibile ricavare (relazionandole
al tempo) le altre due.
Per esempio dall'accelerazione relazionata
al tempo si può esprimere la velocità istantanea e di conseguenza
lo spostamento assoluto rispetto al punto di riferimento.
Dalla velocità istantanea
è pssibile ricavare sia lo spostamento assoluto che l'accelerazione.
Ovviamente tutte queste misure sono
soggette ad un errore del quale occorre tener conto nel momento dell'analisi
del sismogramma.
Un sismometro professionale deve
essere in grado di rilevare il movimento del suolo almeno nell'ordine dei
qualche nanometro cioè di qualche miliardesimo di metro. Un sismometro
in grado di rilevare movimenti dell'ordine dei milionesimi di metro (micrometri)
può essere un traguardo notevole per un sismologo dilettante e consente
di rilevare la maggioranza dei movimenti tellurici in zone limitrofe alla
posizione del sismometro e la maggioranza dei grandi terremoti (magnitudo
maggiore di 5.0) anche a migliaia di chilometri.
La scala Richter
Fu nel 1935 che il sismologo Charles
Richter (da lui il nome della scala) definì la magnitudo come: logaritmo
in base 10 della massima ampiezza in micron della registrazione ottenuta
con sismografo standard di un terremoto a registrato da una stazione a
100km dall’epicentro.
Esistono vari tipi di calcoli di
magnitudo: Magnitudo Locale, superficiale, in durata etc…
Attraverso varie tabelle si può
conoscere l’intensità del sisma anche analizzandolo da stazioni
a distanze diverse con sensori diversi. Da diversi studi compiuti in California
Richter definì la seguente equazione (valida per quella regione)
relativa alla magnitudo locale, equazione che forniamo a titolo puramente
indicativo.
ML = log (ampiezza massima in micron) + 3 x log( Distanza in km) – 3.37
La corrispondenza Scala Richter / Energia in Erg
0 – 2 0.5 Kg di tritolo
< 2 x 10^10
2 – 3 50 t di tritolo
3000 x 10^10
3 – 4 3.5x10^15
4 – 5 Piccola bomba
atomica (20 kilotoni) 15x10^16
5 – 6 150x10^18
6 – 7 Piccola bomba
all’idrogeno (1 megatone) 120x10^20
7 – 8 100 bombe all’idrogeno
30x10^22
8 – 9 60.000 bombe
all’idrogeno > 1 x 10^25
Come si
registra
La registrazione può avvenire
sia su carta per mezzo di tamburi rotanti, che in formato elettronico in
digitale tramite l’utilizzo di memorie di massa come i dischi magnetici
e dischi ottici. Molti osservatori conservano la soluzione della registrazione
su carta. Essa è molto affidabile. Non consente però molte
possibilità di studio del sismogramma. Un sismologo esperto può
ricavare dal sismogramma su carta tutto quello che serve per conoscere
l'epicentro di un terremoto e molte informazioni in più ma l'uso
del computer (che impone la registrazione in digitale) amplifica di migliaia
di volte le possibilità di studio dei sismogrammi.
Oggi tutti i moderni osservatori
eseguono registrazioni digitali dei sismogrammi.
Il sismogramma in digitale è
registrato tipicamente su dischi magnetici od ottici.
Il segnale elettronico è
tradotto in forma binaria (00101010) secondo dei formati che consentono
di ricavare l'effettivo movimento del terreno nel punto in cui è
stata registrata la scossa.
Insieme ai dati del movimento del
suolo (espressi in nanometri/s o nanometri/s/s o semplicemente in nanometri,
o altra misura opportuna) sono registrate le coordinate geografiche del
punto di rilevamento, il tempo assoluto a cui si riferisce la registrazione
ed altri parametri relativi alla sensibilità e calibrazione del
sensore e del sistema di registrazione.
Un sismogramma registrato su carta
risulta così:
Un sismogramma registrato in digitale
ha questa forma:
I primi sismografi
I primi sismografi erano molto rudimentali.
La figura che segue illustra un
rudimentale ma efficace sismografo su sabbia realizzato nel 1751 dal ricercatore
Andrea Bina e ancora conservato nell'osservatorio di Perugia che porta
il suo nome.
Altri sismografi sfruttavano come
supporto per registrare il sismogramma della carta affumicata dove veniva
fatto scorrere un pennino che, asportando parte del pigmento nero, lasciava
una riga bianca ad evidenziare il sismogramma stesso. Questi sismografi
dovendo rilevare lievissimi movimenti del suolo e dovendo vincere il considerevole
attrito del pennino sulla carta sfruttavano un sistema complesso di sospensioni
per masse dell'ordine delle centinaia di chilogrammi e un complesso sistema
di leve per amplificarne la forza.
I sismografi moderni
I sismometri moderni usano spesso
masse inerziali dell'ordine dei pochi grammi o al massimo poche centinaia
di grammi. Non è infatti la massa in se a determinare la sensibilità
del sismometro ma le meccaniche e i circuiti elettronici ad essi collegati.
Per riportare su un grafico il movimento
del suolo si usano o dei pennini a filo caldo su carta termica (sugli ormai
vecchi tamburi rotanti ma ancora in uso) oppure il tutto è trasferito
su sistemi digitali.
Un sismografo digitale sfrutta di
solito un Personal Computer per la memorizzazione dei dati.
I dati poi possono essere visionati
e studiati usando appositi programmi di analisi.
La figura che segue illustra la
schermata di un programma di acquisizione digitale su personal computer.
Un sismogramma in digitale permette
di ottenere prestazioni eccezionali dal proprio sistema.
Appositi algoritmi di filtraggio
consentono di evidenziare tutte le caratteristiche nascoste del sismogramma
partendo dalla registrazione originale.
Le tracce originali vengono di solito
mantenute per non perdere la possibilità di eseguire diversi tipi
di elaborazione forse non necessari al momento.
Non solo ma l'uso di tecniche digitali
consente di analizzare simultaneamente decine di sismogrammi provenienti
da altrettante stazioni di rilevamento. Questo consente una rapidissima
determinazione degli epicentri e degli ipocentri. Questo tipo di calcoli
sono essenziali per esempio durante una crisi sismica in modo che gli osservatori
possano comunicare con tempestività ed esattezza l'epicentro di
un terremoto riducendo i tempi di attivazione di eventuali soccorsi.
La precisione della determinazione
è importante anche perchè l'epicentro può essere localizzato
in aree rurali dalle quali, subito dopo il sisma, potrebbe addirittura
essere impossibile comunicare, errori di pochi chilometri possono diventare
importanti nella decisione se perlustrare prima una data località
piuttosto che un'altra.
Le moderne tecniche permettono di
ridurre al minimo sia i tempi di analisi che gli errori di determinazione.
La determinazione immediata degli
ipocentri aiuta anche a determinare l'evoluzione di una crisi sismica consentendo
di analizzare il fuoco del terremoto e delle sue repliche.
Dalla localizzazione degli eventi
si può determinare infatti se un evento sismico ha attivato faglie
adiacenti con possibili estensioni della crisi sismica ad aree sismogenetiche
limitrofe.